Il Protocollo di Kyoto rappresenta il patto fra l’Ambiente e il Capitalismo.
Il cambiamento climatico incombe.
Le previsioni analizzate dalla scienza parlano di cataclismi nel giro dei prossimi 50 anni. Ma soluzioni drastiche a protezione del Pianeta, e quindi dell’integrità di tutti noi, nessuno ha il coraggio di prenderle (perché di coraggio si tratta). Oltre ad informarci sul tema della sostenibilità è fondamentale intraprendere altre strade!
E quindi, a quanto pare, l’unica soluzione possibile nella nostra società del 2021 è questa: Ambiente e Capitalismo devono necessariamente scendere a patti.
Ve lo ricordate il Protocollo di Kyoto del 1997?
E’ ancora lui a dettare le regole fra Paesi in ambito di Commercio Internazionale a una distanza di 24 anni da quando è stato emanato e siglato, per la precisione questo compito lo assolve l’Articolo 2 del Protocollo di Kyoto. Ecco cosa recitano i 4 punti dell’articolo: (ho omesso alcune sezioni che reputo non rilevanti per il mio fine).
- Ogni Parte inclusa […], nell’adempiere agli impegni di limitazione quantificata e di riduzione delle emissioni previsti all’articolo 3, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile;
- Le Parti incluse […] cercheranno di limitare o ridurre le emissioni di gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal generati da combustibili utilizzati nel trasporto aereo e marittimo, operando con la Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile e l’Organizzazione Internazionale;
- Le Parti incluse […] si impegneranno ad attuare le politiche e misure previste nel presente articolo al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi, inclusi gli effetti avversi del cambiamento climatico, gli effetti sul commercio internazionale e gli impatti sociali, ambientali ed economici sulle altre Parti, in special modo le Parti PVS (Paesi in via di sviluppo) […];
- […] la Conferenza delle Parti, valuterà le forme ed i mezzi appropriati per organizzare il coordinamento di tali politiche e misure.
L’importanza di questo accordo internazionale è data dagli obiettivi che esso sancisce: vanno nella direzione di tagliare le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra e del riscaldamento del pianeta, da parte dei Paesi industrializzati che vi hanno aderito. Ma come avviene questo taglio?
Un patto fra Ambiente e Capitalismo: scopriamo i “Meccanismi Flessibili”
Ecco i Principi di Funzionamento che si trovano alla base del Protocollo di Kyoto e che rappresentano il patto fra Ambiente e Capitalismo.
- Joint Implementation (JI): consente a ciascun Paese dell’Allegato I (si tratta dei 40 paesi maggiormente industrializzati) di realizzare progetti di abbattimento delle emissioni in un altro Paese dell’Allegato I, acquisendo così delle unità di riduzione delle emissioni (Emission Reduction Units, ERU) ciascuna equivalente a una tonnellata di CO2, che possono essere usate in detrazione delle emissioni e quindi in ottica di raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.
- Clean Development Mechanism (CDM): i Paesi dell’Allegato I possono attuare progetti industriali ad alta efficienza energetica nei PVS (Paesi non inclusi nell’Allegato I), acquisendo così delle riduzioni di emissioni certificate (Certified Emission Reductions, CER) che possono essere usate in detrazione delle emissioni nazionali. Un’attività del progetto CDM potrebbe essere, ad esempio, un progetto di elettrificazione rurale realizzato tramite l’utilizzo di pannelli solari o l’installazione di caldaie più efficienti.
- Emissions Trading Scheme (ETS): è lo scambio di quote di emissioni, che consente a ciascun Paese Allegato I di scambiare su un mercato internazionale creato ad hoc permessi ad emettere GHG (gas serra) nel caso in cui il Paese abbia abbattuto le emissioni più (vendita) o meno (acquisto) rispetto agli obiettivi previsti dal Protocollo.
- Carbon Sinks (CS): le emissioni in eccesso possono essere compensate attraverso l’estensione di quegli elementi naturali (boschi, foreste, superfici coltivate) che assicurano un processo di assorbimento naturale dell’anidride carbonica, ottenendo delle unità di rimozione (Removal Units, RMU). Aggiungo io: un po’ distorta come logica, ma pur sempre la più naturale fra i meccanismi proposti.
Questi Meccanismi Flessibili entrano in gioco solo se i Paesi dell’Allegato I hanno già messo in campo le azioni possibili per contrastare l’aumento dei gas-serra.
Protocollo di Kyoto: un patto fra Ambiente e Capitalismo. E’ permesso inquinare, ma oggi?
Il sistema degli Emissions Trading Scheme sul mercato europeo è più diffuso che mai. In Europa ben 11 mila imprese sono obbligate ad acquistare permessi per le loro emissioni le cui quote sono distribuite Paese per Paese.
Come già detto, se una società migliora l’efficienza energetica, ha la possibilità di rivendere ad aziende in difficoltà una parte della sua quota di permessi.
Ma cosa è successo secondariamente?
Sono nate delle opzioni che consentono a chi le utilizza di proteggersi da eventuali sbalzi di prezzo dei permessi. Inoltre possono scommettere sui prezzi degli ETS anche banche e fondi speculativi. Con questo strumento a disposizione è cominciata una triste gara che da diritto ad inquinare, per cui le quotazioni sono raddoppiate, perfino triplicate.
E se questo non bastava a rendere il mercato più complesso, l’UE ha annunciato che il numero di quote distribuite fra i Paesi verrà diminuito. A sua detta l’obiettivo è quello di spingere le aziende verso l’efficienza energetica e verso una economia più verde. Questo però ha provocato una nuova corsa degli investitori per accaparrarsi le quote sul mercato.
La conseguenza?
L’Arera, (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente), ha lanciato l’allarme per le ricadute che inevitabilmente ci saranno sulle bollette. Gli analisti prevedono un “rincaro del 10% dei costi per l’energia”.