Non è raro sentir parlare dell'”impronta ecologica” chiamata anche, in inglese, “carbon foot-print“.
Di fatti, questo indicatore esiste dal 1996 ed è stato trattato per la primissima volta da Mathis Wackernagel e William Rees all’interno del loro libro “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth”. (QUI un piccolo estratto).
Impronta Ecologica: cos’è?
L’impronta ecologica è un misuratore che permette di capire quante risorse naturali vengono, ogni anno, utilizzate dall’uomo e quindi sottratte alla natura. Osservando l’impronta ecologica, si può desumere il livello di depauperamento delle risorse a scapito dell’ambiente e, di conseguenza, del numero dei Pianeti di cui avremmo bisogno per condurre lo stile di vita consumistico che conduciamo oggi (a questo proposito ti invito a leggere il mio articolo sul Consumismo).
Un elemento buono è che questa impronta ecologica è monitorabile. Certo, i calcoli non sono semplici, ma grazie alla nostra tecnologia in breve tempo si può arrivare ad un dato preciso su quante risorse effettivamente consumiamo (e dopo vedremo un test per scoprire la nostra impronta ecologica).
Il dato che potrei definire “cattivo” è che, nonostante sia disponibile l’accesso a questo risultato, la presa di consapevolezza di tutti i cittadini e delle aziende sembra ancora non esserci stata.
Questo non solo è visibile agli occhi dei più, ma è anche questo misurato dall'”Earth Overshoot day“. Si tratta di una “triste” ricorrenza che ogni anno osserviamo ripetersi sempre più vicina all’inizio del mese di gennaio, ad indicare che il consumo delle risorse è sempre più massiccio e avviene in tempi sempre più rapidi.
A questo proposito, lo scorso Earth Overshoot Day sapete quando è accaduto? In data 29 luglio 2021, a fronte del 22 agosto dell’anno precedente (data sorprendentemente positiva e dovuta al rallentamento delle attività per via del covid-19).
Ad informarci su questo è il Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale che dal 2003 è coinvolta nella tematica sostenibilità ambientale e relative soluzioni per rispondere ai cambiamenti climatici.
Ma quindi, se abbiamo a disposizione queste organizzazioni e queste ricorrenze che ogni anno ci ricordano il nostro fallimento a livello ambientale, allora mi chiedo, ma cosa stiamo aspettando?
Impronta ecologica: come misurarla?
Arriviamo a questo tema: come possiamo conoscere il livello di reale sfruttamento da parte di noi cittadini e degli Stati nei confronti dell’ambiente?
Per poter calcolare l’impronta ecologica sono necessari dei modelli matematici per tenere conto di tutte le variabili che possono influenzare il risultato. L’analisi si occupa di due tematiche a confronto: le categorie di consumo (i prodotti e servizi, l’ambito domestico, i trasporti utilizzati, ecc) e le risorse naturali (le superfici, i terreni che servono alla produzione degli alimenti, le foreste sfruttate, ecc).
Questa misurazione è ad oggi accessibile a tutti grazie a svariati calcolatori online. Fra tanti, uno che posso consigliarvi lo trovate QUI.
Interessante è che questo test offre numerosi spunti alla sua conclusione: viene infatti mostrato il “numero dei pianeti” che servirebbero ad ognuno di noi per condurre lo stile di vita che ha, senza modificazioni.
Pensate che la media mondiale è 1,7 mondi. Cioè lo sfruttamento delle risorse globali è talmente alto che consumiamo più di quanto la Terra ci offre e quindi avremmo in realtà bisogno di 1,7 volte il Pianeta sul quale abitiamo. Una follia!
Il nostro stile di vita dovrebbe essere totalmente in linea con i principi della sostenibilità ambientale. Non dovremmo consumare più del necessario e dovremmo dotarci di ogni accortezza nella scelta dei nostri prodotti e servizi (dalla fornitura di energia ai cibi che ingeriamo, dalle scelte relative agli arredi e agli elettrodomestici ai trasporti che utilizziamo).
Personalmente reputo che non sia banale poter assumere il pieno controllo di tutte le nostre scelte di consumo in modo da renderle sostenibili, però ci sono altrettante categorie, come quelle relative all’alimentazione oppure all’arredo della casa, ai dispositivi tecnologici, ecc che potrebbero essere frutto di ripensamento sin da oggi.