Ieri sera, durante la trasmissione “Indovina chi viene a cena” ho provato un’emozione forte di grande sconcerto e profonda tristezza. La tematica della trasmissione riguardava principalmente la realtà agghiacciante degli allevamenti intensivi e le relative conseguenze sulla salute umana, con la partecipazione dell’esperto epidemiologo Franco Berrino. La coraggiosa giornalista Sabrina Giannini, anche conduttrice della trasmissione, si è recata di persona sul campo per documentare e narrare le devastanti vicende degli allevamenti intensivi e tutte le implicazioni a livello ecosistemico.
La narrazione ha preso avvio dagli allevamenti di cavalli in Argentina, dove vengono praticati, nelle cosiddette “fattorie del sangue”, salassi su cavalle gravide di tre mesi, provocando grandi maltrattamenti e stress a queste meravigliose creature. Il salasso avviene una volta a settimana durante tutti i mesi estivi. Ma qual è lo scopo? Secondo gli allevatori e i proprietari di queste “fattorie della crudeltà” il salasso apporta benessere. Forse questo poteva essere credibile se fossimo stati nel Medioevo, ma la verità è che questo liquido viene trasformato, da una potente azienda argentina, leader di mercato, in una polvere che viene immessa nel mangime dei suini degli allevamenti intensivi di tutta Europa. Questa sostanza è chiamata “ciclogonina” e serve per regolarizzare l’ormone delle scrofe affinché esse entrino tutte contemporaneamente “in calore”.
Questa concatenazione di eventi, ha confermato la realtà agghiacciante degli allevamenti intensivi: così crudele, priva di empatia e rispetto per gli animali, per il pianeta e per le persone, mi ha lasciata sbigottita. Sono esterrefatta di tanta crudeltà, di questo ingegno messo unicamente a disposizione del profitto, dell’antinatura e del mal-Essere.
Le cavalle non meritano di essere vittime di un salasso con un ago largo e profondo inserito nella giugulare per soddisfare le esigenze dell’industria della carne. Le scrofe non meritano di essere nutrite fino all’obesità, ingrassate di ciclogonina e antibiotici e poi uccise per soddisfare le esigenze dell’industria della carne.
La carne proveniente dagli allevamenti intensivi non offre più alcun beneficio. Solo in Italia, gli allevamenti intensivi rappresentano la seconda causa di inquinamento (il 17%), dopo i riscaldamenti degli edifici (oltre il 35%). Nel mondo, ma purtroppo sono stime considerate dai massimi esperti a ribasso, gli allevamenti intensivi generano il 14,5% delle emissioni di gas serra (il settore dell’agricoltura il 24%).
Inoltre, la carne proveniente dagli allevamenti intensivi è ormai certificata come cancerogena. La carne lavorata e industriale è ricca di antibiotici somministrati agli animali per prevenire malattie, è frutto di un’alimentazione dell’animale basata su cereali coltivati con l’uso di fertilizzanti e pesticidi, e contiene ormoni dannosi per l’uomo, poiché provenienti da animali che hanno subito situazioni di stress estremo nelle gabbie. Ma insomma, qual è il motivo che ancora oggi, nel 2024, dopo tutti questi studi e inchieste, spinge le persone a consumare carne?
Non vi racconterò il resto della puntata di “Indovina chi viene a cena”, ma vi consiglio di guardarla.
Non ci sono scene crude poiché tutto è ripreso da lontano. Ciò che colpisce maggiormente è la narrazione dettagliata e completa e il linguaggio diretto e senza mezzi termini della giornalista. Mai avevo assistito a questo modo schietto e diretto di discutere dei problemi che affliggono il mondo e ringrazio Sabrina Giannini per averlo fatto. È esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per diffondere consapevolezza e trasformare le nostre vite.
Qui per vedere la puntata, a volte la verità fa male!