Il settore second hand è un argomento che mi sta molto a cuore per vari motivi, per questo l’ho approfondito all’interno della mia tesi magistrale, il cui titolo è «L’Economia Circolare nel settore dell’abbigliamento second-hand e il caso aziendale Humana People to People Italia»
Durante il periodo di ricerca, mi sono imbattuta in riflessioni significative che hanno decisamente cambiato la prospettiva da cui osservavo il settore del second hand.
Aldilà delle analisi riguardanti il mercato dell’usato e della sua incredibile crescita negli ultimi anni (tanto da far mettere paura ai Big della Fast Fashion), ho scovato incredibili teorie sociologiche sul tema.
Anticipo che il testo a cui farò maggiormente riferimento in questo articolo, è quello di Domenico Secondulfo “Il mondo di seconda mano”, uno scritto davvero impattante per la mia tesi e per la mia coscienza 🙂
Il settore del second hand che evoluzioni ha subito nel tempo?
Il mercato dell’usato, benché abbia instaurato radici in epoca molto lontana, sta subendo oggi una forte espansione ma anche una stratificazione al suo interno. La modalità di vendita di oggi è cambiata. L’evoluzione del mercato dell’usato consiste nel vendere oggetti esteticamente quasi pari al nuovo, sia in modalità offline che online, dove quindi si riesce a far trasparire il bello dell’usato: la memoria che conserva in sé, le relazioni su cui poggia, il prestigio del pezzo unico.
Una società consumistica come quella in cui viviamo oggi, con ritmi di acquisto e consumo frenetici e spasmodici, produce paradossalmente un fiorente mercato dell’usato (Vedi la nuova App che sta spopolando “Vinted“), dati i numerosi beni che terminano il loro ciclo di vita troppo velocemente così che in tempi brevi si trovano ad essere esposti in un nuovo punto vendita o in uno stand di una bancarella, arrivando ben presto nelle mani di un nuovo acquirente e nel suo paniere di beni di consumo.
In contrapposizione, una cultura del risparmio, che si auspica arrivi presto ad essere il modello di consumo definitivo – benché in contro tendenza con i ritmi occidentali e capitalistici – non arriverebbe a creare un rigoglioso mondo di seconda mano. Questo per via di un risparmio da parte di tutti i consumatori, unitamente ad attività di riparazione e manutenzione degli oggetti, tali per cui non si potrebbero raggiungere i numeri di fatturato come quelli del settore dell’usato odierni.
Quando possiamo considerare un capo di seconda mano?
Il bene, una volta che viene acquistato da un individuo, assume l’accezione di usato. Il laceramento della confezione o il taglio dell’etichetta sono la causa della denominazione di “usato”. Simbolicamente parlando, è riscontrabile maggiormente quando il bene “x” rientra nella sfera stretta dell’uso individuale. Questo soprattutto in caso di un alimento o un vestito.
In molti casi è l’oggetto stesso che comunica la sua storia in termini di valore, ma spesso risulta essenziale allestire ed organizzare il punto vendita in modo da ridurre quello stigma di “inferiorità” che spesso aleggia nell’atmosfera del mercato dell’usato.
Questo è meno necessario per quei beni che appartengono alla categoria dell’antiquariato, così come il vintage nel vestiario, poiché gli oggetti appartenenti a questi due generi conservano delle memorie familiari importanti, hanno delle caratteristiche che li rendono unici e non riproducibili e spesso rappresentano dei capisaldi di un’epoca più remota. (Per un approfondimento delle caratteristiche fra vintage e second-hand clicca QUI)
Un oggetto appartenente alla categoria dell’antiquariato ha perso la promiscuità fisica dovuta all’utilizzo del primo proprietario, per via della distanza nel tempo. Questo uso diventa intangibile e va a comporre la “memoria” dell’oggetto, in quanto aggiunge un “plus” anziché un “minus”, regalandogli perciò un valore economico maggiore.
Dati questi assunti, ecco di seguito descritti i processi mentali legati all’idea del mondo del nuovo e del mondo di seconda mano. Sono frutti di una società consumistica come quella odierna ricca di un continuo progresso e di incessanti novità sul mercato. (Vedi Fig. 1 e Fig. 2).
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